Le altre scritture della religione indu

Le altre scritture della religione indu

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La religione indu considera il genere umano come il divino. Poiche’ Brahma e’ tutto, l’ induismo afferma che tutti son divini. Atman e’ tutt’ uno con Brahma . Tutto cio’ che non appartiene a lui e’ considerata un’ illusione. Lo scopo di un induista e’ diventare tutt’ uno con Brahman, cessando di esistere come individuo da lui distaccato. Questa liberta’ e’ chiamata ‘moksha’. Fino a che moksha e’ presente, l’ induista crede che sara’ reincarnato fino a che non arrivera’ la consapevolezza della verita’, cioe’ che solo Brahman e nient’ altro esiste. La reincarnazione dipende dal karma, che ne governa l’ equilibrio. Cosa si compie nel passato ha conseguenze nel futuro.

Il nome dell’ India e’ Bharat, si chiama cosi’ perche’ la gente di questo paese sente attaccamento per il Bhagavan; ‘ Bha’ vuol dire Bhagavan, e ‘Rathi’ significa attaccamento.

I grandi poemi  epici dell’ India sono il Ramayana (storia di Sri Rama)scritto dal saggio Valmiki e il Mahabharata (storia di Sri Krsna)scritto da Vyasa.  La base del Ramayana e’ il Mantra della Gayatry.

Il Mahabharata invece  e’ il poema piu’ lungo nella letteratura di tutto il mondo  ed e’ anche detto il quinto Veda.

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La Bhagavad Gita e’ una parte del Mahabharata. E’ la gemma piu’ preziosa di tutte le scritture Indu’. Contiene l’ essenza della filosofia Vedanta sotto forma degli insegnamenti di Sri Krsna in persona ed Arjuna sul kuruksetra , ed e’ ritenuto l’ insegnamento del signore a tutto l’ universo. Nel vocabolo ‘gita’, ‘gi’ sta per sacrificio, e ‘ta’ vuol dire spiritualita’; ossia la Gita insegna tanto il sacrificio quanto la reale natura dell’ anima

 

SUTRA O MANUALI PER I RITUALI

Sutra: i Sutra (termine derivato dal verbo sutr– “comporre”) costituiscono l’ultima parte della produzione letteraria religiosa del periodo vedico e sono, nella sostanza, il succo delle regole religiose, giuridiche, morali, vigenti nella società brahmanica, giacché è convinzione propria del mondo indiano che ogni aspetto della vita, anche quello apparentemente più profano, sia in realtà strettamente connesso alla religione

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Shrautasutra: Testi basati sulla tradizione -shruti- esplicata con istruzioni sacrificali per i riti solenni; furono una rielaborazione dei Brahmana, ma con il passare del tempo divennero sempre più oscuri.

Shulvasutra: Parti supplementari ai Kalpasutra che trattano la misurazione (shulva=corda) e la costruzione degli altari o luoghi di sacrificio.

Smartasutra: Tutti i testi che si basano sulla smriti, ovvero su ciò che nella tradizione non è espresso esplicitamente; si occupano generalmente dei riti familiari e domestici e dei doveri sociali.

Grihyasutra: Testi che disciplinano i rituali -samskara e altre cerimonie- celebrati dai capifamiglia, spiegandone la procedura, il sutramantra usato e l’aspetto sociale.

Dharmasutra: Testi (direttamente correlati ai Grihyasutra) in cui vengono specificati i doveri sociali in riferimento alla propria appartenenza o stato sociale.

Shastra o Trattati Dottrinali

I Dharmashastra in senso stretto sono considerati smriti. Il dharma diventa norma sociale che regola totalmente la vita dell’uomo. Comprendono tutti i codici di leggi che trattano i doveri religiosi, morali e sociali. Manu, Yajnavalkya, Parashara, Gautama, Harita, Yama, Vishnu, Shankha, Likhita, Brihaspati, Daksha, Angiras, Pracetas, Samvarta, Acanas, Atri, Apastamba, Satapata sono i 18 rishi i quali, attraverso il loro potere sovrumano, padroneggiavano perfettamente i Veda, da cui fecero derivare la smriti. Tali lavori, conosciuti appunto come Manu-smriti, Yajnavalkya-smriti, Parashara-smriti, e così via, contengono tutto quello che dobbiamo sapere riguardo all’adesione al dharma e a tutti i riti che si debbono celebrare nell’intero arco della vita.

Itihasa – “così invero fu” o insegnamenti del passato

Poemi o epopee che resero popolari i concetti filosofici delle Upanishad ed enunciarono le etiche del dharma attraverso il loro carattere popolare e leggendario, comprendono il Ramayana e il Mahabharata
Trattano cinque argomenti, pancalakshana:  creazione dell’universo, la sua distruzione e nuova creazione,la genealogia degli Dei,i regni e le varie epoche del mondo, storia delle grandi dinastie: solare e lunare.

Purana: in sanscrito la parola purana è un aggettivo qualificativo che significa “antico” e che si usa, con la lettera maiuscola, per indicare in generale i racconti delle origini. I più antichi Purana sembrerebbero risalire al VI sec. d.C. e secondo la tradizione sono diciotto (numero sacro che ricorre anche nel poema epico più importante della letteratura indiana, il Mahabharata, al quale i testi puranici si sono certamente ispirati, essendo questo più antico): ad essi si sono poi aggiunti numerosi Upapurana o “sottopurana” di epoca più recente. I Purana raccolgono un vasto materiale eterogeneo e nascono in realtà come testi sacri di questa o di quella setta induista; tuttavia, sarebbero cinque le caratteristiche contenutistiche necessarie perché un testo possa essere classificato come parte del corpo dei Purana: la trattazione del tema della creazione (sarga), del rinnovo della creazione (pratisarga) in seguito alla periodica distruzione del cosmo, della genealogia degli dei e dei rishi (vamsha), del periodo dei Manu (manvantarani), ovvero dei progenitori del genere umano che popolano la terra a ogni nuova creazione, infine delle gesta delle dinastie (vamshanucarita).

In sintesi i Purana sono storie cosmogoniche (che spiegano in vari modi la genesi del cosmo) e dell’umanità, il cui fine e’ la divulgazione e propagazione dei significati e dei contenuti dei Veda. Sono dei racconti con una grande componente miracolosa, che dimostrano la potenza del divino attraverso esempi concreti, miti, storie, leggende, vita di santi, re e grandi uomini, allegorie e cronache di grandi eventi storici, temi utilizzati dai saggi per illustrare l’eterno principio della religione.

Una parte recente dei Purana è costituita poi dai cosiddetti Mahatmya, testi dedicati ad una singola divinità, ma secondo alcuni “particolari” tipi di Purana potrebbero essere considerati i tantra, testi utilizzati dalle sette degli Shakta (devoti alla Shakti, la sposa di Shiva) diffusi soprattutto nel Bengala, e testi puranici possiedono anche i buddhisti ed i jaina, membri di un movimento filosoico-religioso sorto contemporaneamente al buddhismo (VI-V sec. a.C.) ad opera del fondatore Jina (il “Vittorioso), che oggi conta in India almeno tre milioni di fedeli.

Il Bhagavata e’ uno dei Purana maggiori e racconta le storie delle incarnazioni di Sri Visnu; le piu’ importanti sono dieci e simboleggiano l’ evoluzione graduale della coscienza dal pesce all’ animale e finalmente all’ uomo dotato di consapevolezza.

La Bhagavad Gita e’ una parte del Mahabharata. E’ la gemma piu’ preziosa di tutte le scritture Indu’. Contiene l’ essenza della filosofia Vedanta sotto forma degli insegnamenti di Sri Krsna in persona ed Arjuna sul kuruksetra , ed e’ ritenuto l’ insegnamento del signore a tutto l’ universo. Nel vocabolo ‘gita’, ‘gi’ sta per sacrificio, e ‘ta’ vuol dire spiritualita’; ossia la Gita insegna tanto il sacrificio quanto la reale natura dell’ anima

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traduzione di Paramhansa Yogananda – senza commento
Paramhansa Yogananda

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