Theyyam

Il Theyyam e’ molto diffuso in Malabar nel Nord Kerala e a Wayanad. 

Nascosti tra i boschi di palme da cocco e fra le piantagioni di banane, si trovano i Kavu, i templi del Theyyam, dove uomini e donne, numerosi, di ogni età e ceto sociale, si recano per assistere all’evento.
Nel Kavu mangeranno, dormiranno e saranno testimoni della presenza di questi ’esseri sovrannaturali’, i Theyyam.

Il termine Theyyam è una forma corrotta del sanscrito Daivam, Dio (dal sanscrito Div, risplendere, celestiale, far luce), e in questa regione viene usato per indicare sia le singole divinità Theyyam, sia l’evento stesso attraverso il quale le divinità vengono adorate. In principio, la lunga (può durare anche dalle otto alle dieci ore) e solenne narrazione, cantata con l’accompagnamento cadenzato delle percussioni, il Thottam, racconta la storia della divinità-personaggio, dalla nascita alla morte e alla rinascita come Theyyam, divinità appunto.
Nonostante il Thottam duri molto tempo, e spesso tutti lo conoscano a memoria, moltissimi, donne e uomini, giovani ed anziani, seguono partecipi tutto il racconto; alcuni, in genere gli anziani, cantano fra le labbra insieme al performer di Theyyam. In un secondo momento, di solito quando l’oscurità è già avanzata, il personaggio-divinità, incarnato nel performer, si manifesta nel periodo della sua giovinezza, prima della sua morte, prima di divenire Theyyam.
Ora eseguirà una danza che racconta la sua storia di quando era in vita, mimandone le vicende salienti: è il Vellattam. Spesso, poiché è il racconto della giovinezza, il Vellattam è una danza energica, fatta di giravolte e di salti, di ferocia e di coraggio; alcune volte durante il Vellattam il performer indugia con i bambini rincorrendoli e facendosi rincorrere. Poi il misterioso personaggio, in genere il volto dipinto d’arancione ed indosso un costume maestoso, scompare e poi tutto riposa. Il tempo scorre allora di nuovo pigro fin quando i tamburi non preannunciano il sopraggiungere del momento risolutivo.
Il personaggio, morto e rinato come Theyyam, quindi già deità, si incarna finalmente nel Theyyakaren, il performer di Theyyam. Questi, adornato con costume fastoso e il volto dipinto con vivaci colori a forme geometriche, esegue ora una danza che ne narra la storia da prima a dopo la morte, infine le imprese che ha compiuto come Theyyam. Pieni di timore e rispetto ossequioso gli astanti, spettatori-fedeli, seguono da vicino le vicende e le danze, seguono il suo peregrinare e gli fanno spazio quando viene fra loro; poi, quando il performer s’acquieta, si recano finalmente dal Theyyam, gli porgono in offerta qualche denaro, la Dakshina, e ricevono la benedizione della divinità. In questo momento, qualora ne avessero l’esigenza, possono anche chiedere al Theyyam un consiglio, sottoporgli un loro problema o fargli una preghiera.
Vi sono innumerevoli Theyyam (Bhagavati Theyyam, Gulikan Theyyam, Vishnoomurthi Theyyam, Potten Theyyam, per dirne alcuni; sembra che ve ne siano più di 350 differenti fra Theyyam di eroi realmente vissuti e leggendari, Theyyam di divinità induiste e di spiriti primigeni) e tutti i giorni del periodo preposto, in più d’un kavu si svolge un Theyyam. Alcune ipotesi sostengono che, questa forma di teatro religioso popolare tragga le sue origini fin nei remoti tempi del periodo in cui i Dravida abitavano queste terre. Sarebbero stati pertanto gli abitanti autoctoni del Malabar, i Dravida, ad eseguire e patrocinare il Theyyam. Quando poi nel 1000-500 a.C. circa gli Arya scesero fin nel sud dell’India, le popolazioni indigene vennero dette, di nome e di fatto, “degli intoccabili”, e potrebbe essere così che tuttora gli esecutori di Theyyam, chiamati Theyyakaren, appartengono alle caste inferiori.
Il Theyyam è in altre parole un rituale in continua metamorfosi, capace di adeguarsi al contesto storico e sociale che va modificandosi nei secoli ed anche il mestiere stesso di ’performer di Theyyam’ cambia forma nel tempo.
Per concludere oltre ad essere un’antichissima tradizione teatrale, il Theyyam è anche una rara occasione sociale in cui tutte le caste convivono, mangiano assieme, collaborano alla creazione di un evento che appartiene a tutti e in cui è presente tutta la storia, la religione, l’arte e il mito di un popolo.