L’ arte marziale indiana Kalaripayattu

 Corsi di arte marziale indiana Kalaripayattu presso il centro Vedaguru;

Insegnante Ibrahim Gurukkal

kalari ibrahim

Kalari trattamenti e arte marziale

Il Kalaripayattu è molto probabilmente l’arte marziale più antica, da cui derivano tutti gli altri metodi di combattimento asiatici. Affiancato allo Yoga rappresentava l’arte esterna per i guerrieri. Ma era anche un metodo di salute e guarigione.   La prima testimonianza dell’esistenza di questa arte marziali compare nella Tradizione pre-Vedica e Vedica. Era un sistema di difesa e di combattimento che veniva insegnato e trasmesso all’interno della casta guerriera, conosciuta con il nome di Kshatriya. La filosofia che animava la trasmissione di questa conoscenza è molto complessa e affascinante ed ha molti punti in comune con un’altra grande corrente mistica strettamente collegata al mondo marziale; il Taoismo. Non si trattava di una semplice conoscenza su come difendersi da comuni aggressori, ma si basava sul mantenimento della pace collettiva di una determinata società di individui. Il termine “pace” ha un significato molto più elaborato rispetto a quello che tradizionalmente siamo portati ad avere in occidente nell’era moderna. Esso si fondava sull’Ordine cosmico (Tao o Dharma) e dobbiamo da qui partire per comprendere le origini teoriche e poi pratiche delle arti marziali. L’arte marziale in origine serviva appunto per difendere il Dharma o Tao (ordine cosmico), da qui le indiscutibili relazioni che ci sono tra le forme più antiche di arti marziali esterne (Waijia) cinesi, come il Kung Fu di Shaolin, con il Buddhismo Chan (Zen in giapponese) e le arti marziali cinesi interne (Neijia), come il Taiji Quan, con il Taoismo. Sia secondo l’Hinduismo, che per il Buddhismo ed il Taoismo, la capacità di concentrazione, la volontà, la forza, la velocità, nonché l’imparzialità e l’equilibrio interiore, erano il risultato di una grande quantità di energia interna, che quando canalizzata correttamente dava una forte capacità nel contattare la parte più trascendentale dietro l’apparenza dei fenomeni terreni e materiali considerati, da tutte e tre le tradizioni, illusori. Soltanto colui che riesce a contattare il proprio Hara (termine giapponese), il proprio centro vitale, riesce ad essere un uomo forte, ma per contattare questo centro, come insegna, per esempio, il Buddhismo Zen, occorre un forte addestramento fisico e spirituale. Questo tipo di attitudine compare spesso in tutte le tradizioni mistiche antiche che hanno una più o meno marcata relazione con le arti marziali guerriere ancestrali. Questi sono i veri Kshatriya hindu o guerrieri del Dharma. Questo è il vero significato originale di artista marziale, e questa è anche l’origine degli antichi samurai. Vitara Mukhi, “il pugno chiuso a forma di diamante”, è uno dei nomi più antichi di quella conosciuta oggi come Kalari Payat, l’arte marziale Hindu, arte che era in origine praticata esclusivamente dalla casta Kshatriya.
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Il Dhanur Veda basava molto della sua conoscenza marziale, oltre che sui punti marma, anche sullo studio dei processi della natura e dei 5 Elementi (Bhuta; etere, aria, fuoco, acqua e terra) e sull’osservazione del comportamento di alcuni animali. L’affinità con l’arte marziale del Dhanur Veda e alcune asana Yoga che si basano sugli animali come ad esempio la makarasana (la posizione del coccodrillo) o la bhujangasana (la posizione del cobra), è presto detta. Il percorso India, Cina, Giappone sembra essere un percorso obbligato, basti pensare al buddhismo: nasce in India, viene importato in Cina e dalla Cina passa al Giappone. Ed è grazie proprio al buddhismo hindu che prende forma il Kung Fu di Shaolin. Le arti marziali antiche venivano considerate alla stregua di conoscenze esoteriche ed altamente pericolose, per questo in ogni tradizione marziale antica, la conoscenza veniva tramandata soltanto oralmente, per impedire che certi scritti finissero nelle mani sbagliate, ovvero nelle mani di coloro che avrebbero utilizzato queste conoscenze non più per il mantenimento dell’ordine sociale, ma per fini esclusivamente terreni. La conoscenza dei marma faceva parte del sentiero del guerriero che imparava a controllare il proprio prana. I marma furono associati all’ uso dell’ armatura, chiamata in sanscrito ‘varma’ destinata a proteggere i punti vitali del corpo da eventuali lesioni. Il Rig Veda fa riferimento alla preghiera e ai mantra come la miglior protezione a questi marma, evidenziando la visione spirituale che sta alla base dell’ impiego dei marma. Il grande poema epico Mahabharatache contempla la Bhagavad gita di sri Krishna contiene molti riferimenti ai marma e ai varma. Questo testo sacro parla di coperture per i marma degli elefanti, dei cavalli e dei soldati. A quel tempo i guerrieri più valorosi potevano usare i poteri derivati dal Prana e dalla forza mentale (mantra) come strumenti di combattimento, arrivando a caricare le frecce con le forze naturali del fuoco e del fulmine. Il Mahabharata descrive in dettaglio alcuni di questi incontri tra grandi guerrieri, come Arjuna e Kama, che potevano essere sconfitti soltanto se i loro punti marma si trovavano scoperti. Attualmente queste arti marziali vediche sono preservate soprattutto nel sud dell’ India , kalari payat in Kerala e Kalari Payirchi in Tamil Nadu. La forma più elevata di arte marziale e’ chiamata Marma Adi o Varma Adi dalla quale ha avuto origine la terapia dei marma (varma Chikitsa) Le tradizioni spirituali dell’ India hanno sempre enfatizzato il principio di Ahimsa – non-violenza e resistenza passiva come base di ogni pratica spirituale. Ai monaci non era permesso l’ uso delle armi, cosi le arti marziali furono insegnate loro per uno scopo puramente difensivo. Il testo buddista Milindapanha, un dialogo tra il Re Milinda e il monaco Nagasena, risalente al II sec a.C, illustra la difesa personale come una delle diciannove arti monastiche. Queste arti marziali divennero una pratica necessaria quando il Buddismo oltrepassò i confini dell’ India e si diffuse in Cina, Indonesia e Thailandia, dove i monaci non godevano più della protezione dei re di cui erano privilegiati in India. E’ possibile che la Medicina Tradizionale Cinese abbia adattato alcuni aspetti della Terapia dei Marma a  partire dalla medicina ayurvedica e Siddha, proprio per i suoi punti in comune con l’ agopuntura. Sembra che Bodhidharma, colui che secondo la tradizione portò la meditazione Zen e le arti marziali in Cina nel sesto secolo, provenisse dalla famosa citta’ dell’ India meridionale Kanchipuram, rinomato centro storico della disciplina Yoga ed una delle sette citta’ sacre del subcontinente. Bodhidharma era un monaco hindu, si dice che fosse un patriarca buddhista, perché come ben si sa lo stesso Buddha era hindu, il nome di Buddha era Shakyamuni, ovvero il saggio (muni) della tribù degli Shakya, una tribù appartenente ad una stirpe di Kshatriya. La Kalari Payat (arte marziale indiana moderna) deriva dalla Vitara Mukhi, la cui conoscenza era contenuta nel Dhanur Veda, il Veda dell’arte del combattimento. TRATTAMENTI KALARI  al centro Vedaguru  1 Sukha Thrummu ( massaggio tradizionale per il rilassamento del corpo) 2 Chavity Thirummu (massaggio con i piedi per migliorare la flessibilità del corpo) 3 Raksha Thirummu (Trattamento per diversi problemi come mal di schiena, dolori muscolari, reumatismi etc..)  per info sui CORSI KALARI (minimo 2 settimane)    clicca qui